Quando una nonna manifesta un atteggiamento iperprotettivo verso i nipoti, si crea una dinamica familiare complessa che richiede sensibilità e diplomazia. Questo comportamento, sebbene mosso da un amore genuino, può interferire con lo sviluppo dell’autonomia dei bambini e generare tensioni tra generazioni. La psicoterapeuta e divulgatrice Margot Sunderland, nel suo libro The Science of Parenting, sottolinea come un eccesso di controllo e di protezione possa aumentare l’ansia nei bambini, ostacolando la capacità di autoregolarsi di fronte alle normali frustrazioni e sfide dello sviluppo.
Le radici dell’iperprotezione nelle nonne
L’atteggiamento eccessivamente protettivo delle nonne affonda le radici in diversi fattori psicologici ed emotivi. Spesso appartengono a generazioni cresciute con paradigmi educativi differenti, dove la sicurezza fisica veniva frequentemente anteposta all’esplorazione autonoma, in un contesto culturale in cui il rischio era visto più come qualcosa da evitare che da gestire. Il ruolo di nonna permette di amare senza la pressione quotidiana della genitorialità , ma questo può tradursi in una visione più ansiosa: non dovendo gestire tutte le sfide educative, ci si concentra maggiormente sui rischi percepiti.
La psicoterapeuta italiana Claudia Bortolato, nel suo lavoro sulle relazioni intergenerazionali, evidenzia come molte nonne tendano a proiettare sui nipoti paure e preoccupazioni maturate nelle proprie esperienze genitoriali, con il tentativo di riparare o correggere ciò che in passato è stato vissuto come fonte di ansia o senso di inadeguatezza.
L’impatto sull’autonomia dei bambini
Quando i bambini vengono costantemente frenati nelle loro esplorazioni, si possono osservare conseguenze significative sul loro sviluppo dell’autonomia e della competenza. La psicologa dello sviluppo Alison Gopnik ha mostrato, in diversi lavori, che i bambini apprendono in modo privilegiato attraverso l’esperienza diretta, l’esplorazione e il tentativo-errore, e che un ambiente eccessivamente controllato riduce le opportunità di sviluppare capacità di problem solving e autoregolazione.
Le ricerche sugli stili educativi molto controllanti mostrano che questi sono associati, nei bambini e negli adolescenti, a maggiori livelli di ansia e minore senso di autoefficacia. I segnali che dovrebbero far riflettere i genitori includono il fatto che il bambino eviti di provare attività nuove in presenza della nonna, mostrando eccessiva cautela, o che manifesti una dipendenza eccessiva dall’adulto per compiti adeguati alla sua età , come vestirsi o mangiare da solo. Può emergere ansia quando deve affrontare situazioni di normale routine, come separarsi brevemente dal caregiver, oppure si creano discrepanze comportamentali tra casa dei genitori e casa della nonna, con maggiore insicurezza quando è presente quest’ultima.
Strategie di comunicazione con la nonna
Affrontare questo tema con tatto è fondamentale per preservare il rapporto familiare. L’approccio non deve essere accusatorio ma collaborativo, riconoscendo l’amore che motiva la nonna pur guidandola verso modalità più funzionali. Iniziate valorizzando il contributo della nonna e il legame speciale che ha con i nipoti. Frasi come “sappiamo quanto ami i bambini e quanto siano fortunati ad averti” aprono la conversazione in modo positivo, riducendo la probabilità di difese e conflitti.
Successivamente, introducete le vostre osservazioni utilizzando il “noi” inclusivo: “abbiamo notato che quando permettiamo a Marco di arrampicarsi al parco, acquisisce più fiducia in se stesso”. Il terapeuta familiare e pedagogista danese Jesper Juul, nel suo approccio alle relazioni familiari, suggerisce di privilegiare la condivisione di informazioni e di esperienze personali rispetto all’imposizione di regole dall’alto, promuovendo un dialogo basato su rispetto reciproco. Portare alla nonna il parere del pediatra, materiali divulgativi basati su evidenze o esempi concreti di progressi del bambino può facilitare il cambiamento di prospettiva.

Definire confini rispettosi
Stabilire linee guida chiare non significa sminuire il ruolo della nonna, ma creare una cornice educativa coerente. La ricerca sui sistemi familiari mostra che i bambini traggono beneficio da regole e aspettative relativamente consistenti tra le diverse figure di riferimento, perché questo riduce la confusione e favorisce un senso di sicurezza. I bambini beneficiano enormemente della presenza dei nonni quando questa si inserisce in modo armonico nel progetto educativo complessivo dei genitori.
Identificate insieme situazioni concrete e trovate compromessi ragionevoli. Se la nonna teme che il bambino si faccia male giocando a pallone, si possono proporre protezioni adeguate come ginocchiere e parastinchi: questo consente di mantenere l’attività , riducendo il rischio percepito. Se la preoccupazione riguarda l’attraversamento della strada, potete concordare che la nonna, invece di prenderlo sempre in braccio, gli insegni gradualmente a farlo in sicurezza: fermarsi al bordo, guardare a destra e sinistra, attraversare insieme tenendosi per mano.
La ricerca sull’esposizione graduale a rischi moderati mostra che i bambini che hanno opportunità sicure ma non eccessivamente protette sviluppano migliori capacità di valutazione del pericolo e maggiore autostima rispetto a quelli costantemente limitati.
Trasformare la protezione in guida
L’obiettivo non è eliminare la naturale tendenza protettiva della nonna, ma incanalarla in modo costruttivo. Una strategia efficace consiste nel trasformare la preoccupazione in insegnamento di competenze: invitatela a insegnare ai nipoti abilità pratiche adeguate all’età , come allacciare le scarpe, preparare uno spuntino semplice in sicurezza, organizzare lo zainetto o riconoscere alcune situazioni di reale pericolo, come non toccare il fornello acceso o non attraversare senza un adulto. Questo soddisfa il suo bisogno di prendersi cura, mantenendo però il focus sull’autonomia.
Le nonne possono diventare preziose alleate nell’insegnare ai bambini a gestire le emozioni difficili che accompagnano le nuove esperienze. Invece di evitare situazioni potenzialmente frustranti, possono affiancare i nipoti nell’affrontarle, offrendo un supporto emotivo sensibile. La letteratura sullo sviluppo socio-emotivo indica che la presenza di caregiver che aiutano il bambino a nominare, regolare e tollerare le emozioni difficili contribuisce allo sviluppo di una solida sicurezza interiore e di una migliore regolazione emotiva.
Modificare pattern relazionali consolidati richiede tempo e pazienza. La ricerca sui cambiamenti nelle dinamiche familiari mostra che i piccoli passi, il rinforzo positivo e il riconoscimento degli sforzi favoriscono la stabilizzazione di nuovi comportamenti nel tempo. Per questo è utile celebrare i piccoli progressi e riconoscere apertamente gli sforzi della nonna quando adotta approcci più orientati all’autonomia.
L’antropologa Sarah Hrdy ha evidenziato, nei suoi studi sulle società tradizionali e sulle origini evolutive della cura condivisa, che i nonni hanno storicamente svolto ruoli complementari a quelli dei genitori, contribuendo alla sopravvivenza e al benessere dei piccoli senza sostituirsi del tutto ai genitori biologici. Questa prospettiva può guidare anche le famiglie contemporanee verso equilibri più funzionali, in cui la nonna è una figura di sostegno e non di sostituzione nelle scelte educative.
Mantenere aperto il dialogo, mostrare empatia verso le preoccupazioni della nonna e coinvolgerla attivamente nella crescita dei nipoti crea le condizioni affinché il suo amore si esprima in modi che nutrono davvero l’autonomia e la resilienza dei bambini, trasformando una potenziale criticità in una risorsa preziosa per tutta la famiglia.
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