Quando i nipoti crescono e si trasformano in giovani adulti, molte nonne si trovano ad affrontare un momento delicato e inaspettato: quella relazione così intima e spontanea costruita negli anni dell’infanzia sembra incrinarsi, lasciando spazio a silenzi imbarazzanti, risposte monosillabiche e una distanza emotiva che fa male. Non si tratta di mancanza d’amore, ma di una fase evolutiva complessa che richiede una profonda ricalibrazione del proprio ruolo.
Perché i nipoti adulti prendono le distanze
La transizione verso l’età adulta rappresenta uno dei periodi più turbolenti nell’esistenza di una persona. Tra i 18 e i 29 anni, i giovani affrontano quella che lo psicologo Jeffrey Arnett definisce età adulta emergente, caratterizzata da esplorazione dell’identità, instabilità, focalizzazione su di sé e sensazione di essere in transizione. Questa fase implica una costante ridefinizione di sé e dei propri ruoli relazionali, anche in famiglia.
In questo contesto, anche le figure familiari più amate possono essere percepite come fonti di pressione o giudizio, specialmente quando appartengono a generazioni con valori e aspettative profondamente diverse. Gli studi sulle relazioni intergenerazionali mostrano che il conflitto e l’incomprensione tra generazioni tendono ad aumentare proprio nelle fasi di maggiore rinegoziazione dell’identità dei giovani adulti.
I nipoti non si stanno allontanando dalla nonna in quanto persona, ma da ciò che inconsciamente può rappresentare: un sistema di valori consolidato, aspettative sul come dovrebbero essere le cose, e talvolta il timore di deludere chi li ha visti crescere. Questa resistenza ai consigli non è capriccio, ma una forma di autodifesa emotiva funzionale alla costruzione di una propria identità autonoma.
Gli errori comunicativi che amplificano la distanza
Molte nonne, animate dalle migliori intenzioni, cadono in alcune trappole comunicative che allontanano anziché avvicinare. Il primo errore è quello che in psicologia della comunicazione viene descritto come stile prescrittivo e direttivo, caratterizzato da messaggi che contengono ordini, giudizi o soluzioni preconfezionate. Frasi che iniziano con “dovresti”, “devi”, “sarebbe meglio che tu” tendono ad attivare nei giovani adulti meccanismi di difesa e di protezione della propria autonomia.
Un altro elemento problematico riguarda i confronti generazionali. Espressioni come “ai miei tempi”, “quando avevo la tua età” o “noi facevamo così” possono sembrare innocue, ma trasmettono spesso un messaggio implicito di svalutazione delle difficoltà attuali. Le ricerche sulla coorte dei giovani adulti mostrano che il contesto in cui i ventenni e trentenni di oggi costruiscono la propria vita è caratterizzato da maggiore instabilità economica, precarietà lavorativa e mutamenti nelle relazioni intime rispetto alle generazioni precedenti. Negare o minimizzare queste differenze significa non riconoscere la realtà che i nipoti stanno vivendo.
Ricostruire la relazione attraverso l’ascolto strategico
La chiave per riavvicinarsi ai nipoti adulti non sta solo nel modificare il contenuto dei consigli, ma nel trasformare radicalmente il proprio approccio relazionale. Il concetto di ascolto empatico e riflessivo, centrale nell’approccio centrato sulla persona di Carl Rogers, sottolinea l’importanza di sospendere il giudizio e la tendenza a correggere l’altro, per concentrarsi sulla comprensione accurata dei suoi vissuti interni.
Concretamente, questo significa fare domande aperte che stimolino la riflessione: “Come ti senti rispetto a questa situazione?” anziché “Cosa hai intenzione di fare?”. Significa rispecchiare le emozioni senza giudicarle: “Percepisco che questa scelta ti sta creando molta ansia”. Resistere alla tentazione di offrire soluzioni immediate, lasciando spazio al nipote per elaborare autonomamente, favorisce il senso di competenza e autodeterminazione. Validare le difficoltà senza minimizzarle, riconoscendo che l’ingresso nel mercato del lavoro attuale è più incerto e frammentato rispetto al passato, crea un ponte emotivo autentico.

Ridefinire il proprio ruolo senza perdere valore
Una delle sfide più dolorose per le nonne è accettare che il proprio ruolo debba evolversi. Non si tratta di diventare irrilevanti, ma di trasformarsi progressivamente da guida a testimone partecipe e risorsa disponibile. Gli studi sulle relazioni tra genitori anziani e figli adulti mostrano che gli anziani mantengono un’influenza significativa quando offrono supporto in modo flessibile, non intrusivo e rispettoso dell’autonomia, piuttosto che come autorità direttive.
Le ricerche sui rapporti intergenerazionali indicano che i nonni possono costituire una risorsa emotiva e pratica importante per i giovani, soprattutto quando il loro coinvolgimento è percepito come sostegno e non come controllo. Questo significa offrire aiuto quando richiesto, condividere esperienze personali solo se pertinenti e ben accolte, e soprattutto celebrare i successi dei nipoti anche quando seguono percorsi diversi da quelli che si sarebbero scelti per loro.
Strategie concrete per mantenere il legame
Oltre alla trasformazione comunicativa, esistono accorgimenti pratici che facilitano la riconnessione. Proporre attività condivise neutre, prive di aspettative relazionali pesanti, può creare spazi di vicinanza spontanea: una mostra d’arte, una passeggiata in un luogo significativo, la preparazione insieme di una ricetta tradizionale. Gli studi sul coinvolgimento dei nonni mostrano che momenti di condivisione quotidiana, anche non educativi in senso stretto, rafforzano il legame affettivo e il senso di continuità familiare.
Rispettare i tempi e i silenzi dei nipoti è fondamentale. La disponibilità costante ma non pressante, messaggi impliciti come “Sono qui se hai bisogno, altrimenti ci sentiamo quando vuoi”, riduce la percezione di obbligo relazionale e favorisce contatti vissuti come scelta, in linea con ciò che la ricerca descrive come supporto familiare non intrusivo.
Condividere le proprie vulnerabilità può riequilibrare la relazione. Raccontare le proprie incertezze passate, i propri errori, le proprie paure quando si era giovani adulti umanizza la figura della nonna e crea un terreno comune emotivo. La letteratura sulle relazioni intergenerazionali sottolinea che lo scambio di storie di vita e la condivisione di difficoltà personali rafforzano l’intimità e il senso di vicinanza tra nonni e nipoti.
Quando chiedere aiuto professionale
Se la distanza emotiva persiste nonostante i tentativi di riavvicinamento, o se genera sofferenza significativa, può essere utile considerare un percorso di consulenza familiare o di sostegno psicologico individuale. Gli interventi di terapia familiare e di mediazione intergenerazionale si sono dimostrati efficaci nel migliorare la comunicazione e nel ridurre i conflitti tra membri di diverse generazioni.
Questo passo non rappresenta un fallimento, ma un atto di consapevolezza e cura: riconoscere che alcune situazioni richiedono competenze specifiche per essere affrontate in modo costruttivo. Il benessere della relazione con i nipoti vale questo investimento emotivo e pratico, perché i legami intergenerazionali, quando funzionano, rappresentano una risorsa preziosa per entrambe le generazioni, contribuendo sia al benessere psicologico degli anziani sia allo sviluppo emotivo dei più giovani.
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